Meningioma

Il meningioma è una lesione tumorale a partenza dalle meningi cerebrali e spinali.
Val la pena ricordare che il cervello e il midollo spinale sono avvolti da 3 membrane concentriche, le meningi, che rivestono funzione protettiva e nutritiva delle strutture sottostanti.

Tavola Anatomica

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Esperienza del team

I pazienti ricoverati nel nostro centro e candidati a intervento chirurgico per asportazione di meningioma vengono sottoposti a studio RM pre-operatoria per neuronavigazione al fine di ottenere una ricostruzione computerizzata della lesione, utile al chirurgo per ottimizzare l’approccio alla lesione (dove fare l’incisione, quanto lunga deve essere, le traiettorie migliori e più sicure per rimuovere la lesione) e durante l’intervento per monitorare la quantità di lesione asportata e le strutture nervose da rispettare.
L’asportazione della lesione potrà avvalersi dei normali ausili operatori e dell’aspiratore ad ultrasuoni (CUSA) in grado di “riconoscere” il tessuto malato dal quello sano.
Nei casi in cui il meningioma infiltri le strutture ossee circostanti è prevista una riparazione del difetto mediante cranioplastica prefabbricata sulla base del modello 3D del cranio del paziente, oppure modellata al momento in sala operatoria.
Il materiale asportato viene inviato per analisi istologica.
Qualora il referto documenti che la lesione è di grado elevato, il paziente verrà valutato in un contesto multidisciplinare neurochirurgico-radioterapico-oncologico.

Che cos'è?

Il meningioma è una lesione tumorale a partenza dalle meningi cerebrali e spinali.
Val la pena ricordare che il cervello e il midollo spinale sono avvolti da 3 membrane concentriche, le meningi, che rivestono funzione protettiva e nutritiva delle strutture sottostanti.
In ordine, la meninge più interna, adesa tenacemente al parenchima cerebrale (o midollare) viene chiamata “pia madre”, una seconda meninge più superficiale rispetto alla precedente denominata “aracnoide” e una terza meninge esterna a fungere da limite tra lo spazio nervoso e quello osseo chiamata “dura madre”.
Da tale rappresentazione anatomica ne deriva che i meningiomi, a differenza per esempio dai gliomi, sono lesioni che si sviluppano nel cervello ma non sono a partenza cerebrale e si definiscono pertanto lesioni intracerebrali extra-assiali.
I meningiomi sono lesioni tipicamente a lenta crescita, solitarie, generalmente benigne e non infiltranti il parenchima circostante. Possono essere riscontrati in ogni età, anche se la massima incidenza di presentazione è l’età adulta (45 anni circa), con una prevalenza per il sesso femminile.
E’ bene ricordare che esistono anche forme a rapida crescita infiltranti e aggressive così come lesioni multiple associate a patologie genetiche (es. neurofibromatosi).
Si parlerà quindi di meningiomi di grado I in quelle lesioni non infiltranti a basso indice proliferativo (la maggior parte), di meningiomi di grado II o “atipici” qualora l’indice proliferativo sia aumentato o presentino caratteristiche istologiche di atipia cellulare e di meningiomi di grado III o anaplastici qualora sussistano caratteristiche di malignità.
I meningiomi possono crescere in qualsiasi zona del sistema nervoso centrale dove è presente l’aracnoide.
Statisticamente le localizzazioni più frequenti sono: parasagittale, convessità corticale, doccia olfattoria, tentoriale, orbitaria e spinale.

Quali sono i sintomi

La diagnosi di meningioma cerebrale è spesso e volentieri una diagnosi occasionale, non è infrequente che in assenza di sintomatologia specifica si scopra la lesione come reperto secondario in tac encefalo eseguite per un trauma cranico o una cefalea.
A volte però danno segno di sé determinando sintomi neurologici più o meno specifici.
Come per ogni altra lesione che cresce all’interno di un compartimento chiuso come la scatola cranica (o la colonna vertebrale) i meningiomi possono determinare effetti compressivi generalizzati noti come sindrome da ipertensione endocranica (nausea, vomito, papilledema, sopore) o effetti compressivi ben localizzati (es. sindrome di Foster-Kennedy nei meningiomi della doccia olfattoria caratterizzata da riduzione dell’acuità olfattiva, riduzione del visus dal lato della lesione e papilledema controlaterale da aumentata pressione endocranica); è quindi ragionevole affermare che un parametro da considerare nella terapia chirurgica dei meningiomi è la loro dimensione e la loro velocità di crescita relativa.
Altresì i meningiomi possono determinare edema cerebrale (quindi un aumento indiretto della pressione endocranica) e irritazione della corteccia cerebrale adiacente aumentando di fatto il rischio (talvolta il sintomo d’esordio) di manifestare una crisi epilettica.
Qualora il meningioma si sviluppi in una ben determinata area cerebrale è possibile osservare la comparsa di un deficit neurologico ben preciso; ad esempio un perdita progressiva della forza di un lato corporeo tipico dei meningiomi parasagittali, una perdita dell’acuità visiva qualora sia coinvolto il nervo ottico, fino a manifestazioni drammatiche come la compromissione del respiro e del battito cardiaco nelle lesioni localizzate al forame magno (punto di partenza del midollo spinale).

Come viene diagnosticato

Oltre a un accurato esame obiettivo generale e neurologico (alcune lesioni infiltranti l’osso cranico ne creano deformità visibili e palpabili) sicuramente la diagnostica radiologica per immagini tramite TC e risonanza magnetica rappresentano i punti cardine nella scoperta della lesione meningiomatosa.
Alla TC i meningiomi vengono rappresentati come lesioni rotondeggianti a margini ben definiti, con un punto di ancoraggio definito (“dural tail”, ovvero punto di partenza dall’aracnoide), più o meno circondati da edema che dislocano il parenchima cerebrale circostante senza invaderlo (alterazioni di questo quadro radiologico depongono per meningiomi di grado elevato e/o lesioni di altra natura).
Si arricchiscono intensamente alla somministrazione di mezzo di contrasto creando al loro interno un’immagine molto tipica definita “arborizzazione a felce”.
Di comune riscontro sono le calcificazioni al loro interno specie nei meningiomi di “vecchia data”.
Alla RM i reperti sono analoghi alla TC.
La risonanza permette una migliore definizione tra il limite del meningioma e le strutture adiacenti coinvolte (esempio permette di definire il piano di clivaggio tra il meningioma e un nervo o una struttura nervosa).
In casi particolarmente complessi o dove permangono dubbi è possibile studiare l’apporto sanguigno al meningioma mediante angiografia.

Come viene trattato

Come già detto in precedenza i meningiomi sono lesioni che si sviluppano nel cervello ma non sono a partenza cerebrale, pertanto il trattamento definitivo auspicabile è la loro asportazione radicale senza ledere le strutture nervose adiacenti.
L’asportazione radicale permette la guarigione completa dalla malattia, la risoluzione della sintomatologia neurologica e la possibilità di effettuare una diagnosi istologica definitiva.
Talvolta è possibile raggiungere solo parzialmente questi obiettivi, infatti lesioni particolarmente adese a strutture nobili o che inglobano nervi e vasi sanguigni ne limitano la loro asportazione totale.
In questi casi e nei casi di lesioni ad alto grado di malignità è possibile associare all’intervento chirurgico un trattamento adiuvante radioterapico.
In considerazione dell’alta vascolarizzazione delle lesioni meningiomatose è buona consuetudine informare il paziente sulla possibile necessità di emotrasfusione durante le manovre chirurgiche.

Pubblicazioni

Autori: Solfaroli Camillocci E, Schiariti M, Bocci V, Carollo A, Chiodi G, Colandrea M, Collamati F, Cremonesi M, Donnarumma R, Ferrari ME, Ferroli P, Ghielmetti F, Grana CM, Mancini Terracciano C, Marafini M, Morganti S, Patanè M, Pedroli G, Pollo B, Recchia L, Russomando A, Toppi M, Traini G, Faccini R.

Testata: Phys Med

Autori: Marchetti M, Bianchi S, Pinzi V, Tramacere I, Fumagalli ML, Milanesi IM, Ferroli P, Franzini A, Saini M, DiMeco F, Fariselli L.

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Autori: Camillocci ES, Baroni G, Bellini F, Bocci V, Collamati F, Cremonesi M, De Lucia E, Ferroli P, Fiore S, Grana CM, Marafini M, Mattei I, Morganti S, Paganelli G, Patera V, Piersanti L, Recchia L, Russomando A, Schiariti M, Sarti A, Sciubba A, Voena C, Faccini R.

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Testata: Radiology

Autori: Ferroli P, Broggi G.

Testata: Neurol Sci

FAQ - Domande frequenti

I sintomi sono estremamente variabili, dalla completa asintomaticità a quadri neurologici molto complessi. Dipende dalle dimensioni della lesione, dalla velocità di crescita e dalla sede in cui si sviluppa.

In media il ricovero ha una durata di circa 3-4 giorni dopo l’intervento chirurgico.

Poco, se la condizione clinica pre-operatoria del paziente non è compromessa dalla malattia, la ripresa delle abituali attività quotidiane potrà avvenire a 10-15 giorni dall’intervento chirurgico.

Asportazioni parziali e forme aggressive possono associarsi a recidive.

Nei casi di lesioni asportate parzialmente o nelle lesioni di II o III grado è possibile associare al trattamento chirurgico un trattamento di radioterapia.